- Data 01 Dicembre 2018
- Luogo Parma
- Sede CDH Hotel Villa Ducale
Gli studi sull'alimentazione del paziente oncologico sono molto recenti, sono infatti iniziati solo 35 anni fa quando le neoplasie, da malattie con prognosi a breve termine, sono diventate malattie croniche e, quindi, si è posto il problema di come trattarle al meglio anche dal punto di vista nutrizionale.
La malnutrizione è una complicanza frequente ed importante nei malati di cancro, che dovrebbe essere, gestita in modo appropriato da una collaborazione strutturata tra oncologi e specialisti in nutrizione clinica.
Lo screening del rischio nutrizionale va attuato in tutti i malati dall’oncologo all’atto della diagnosi e prima di un trattamento che potenzialmente influenzi lo stato nutrizionale, insieme al tempestivo riferimento ai servizi di nutrizione clinica per una valutazione nutrizionale completa ed un puntuale e personalizzato intervento terapeutico.
Una corretta alimentazione svolge un ruolo ben preciso nel paziente oncologico, che deve affrontare un percorso di cura difficile e faticoso.
Questo tema diventa cruciale in pazienti impossibilitati ad utilizzare la via orale o enterale in modo sufficiente per raggiungere l’obiettivo nutrizionale. In questi casi è fondamentale fornire i corretti nutrimenti per via parenterale, al fine di migliorare le aspettative di vita di questi pazienti.
La presa in carico globale del malato, fin dall’inizio del percorso terapeutico, prevede un approccio multidisciplinare sostenuto da un’organizzazione delle attività ospedaliere che garantisca da un lato, il miglior trattamento antitumorale (in termini di qualità, di tempi e di coordinamento degli interventi), e dall’altro, un precoce riconoscimento di eventuali altri bisogni (nutrizionali, funzionali, psicologici, sociali e riabilitativi) del malato: tutto ciò si può realizzare solo in un sistema configurato ed organizzato.
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